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Diritto allo studio

Le borse di studio sono il primo pilastro del diritto allo studio: un contributo economico a chi ha un reddito particolarmente basso e mantiene determinati risultati accademici.

Quasi tutte le Regioni d’Italia coprono tutte le borse di studio richieste: Regione Lombardia no. Qui esistono ancora gli idonei non beneficiari, studentesse e studenti in possesso di tutti i requisiti per accedere a una borsa di studio, che non la riceveranno mai perché la Regione non stanzia fondi a sufficienza.

Quanto mette quindi Regione? 20 milioni sulle borse di studio, meno di Regioni come l’Emilia Romagna che hanno meno della metà degli studenti. Nel 2023/2024 il fabbisogno è di circa 160 milioni di euro.

Ma quindi, come sta in piedi il sistema delle borse di Studio? Grazie ad una parte di fondi statali, alla tassa sul diritto allo studio pagata direttamente da studentesse e studenti, e grazie ad un grande ricatto: 36 milioni di euro rubate alle Università, che non dovrebbero mettere un euro, ma si trovano costrette a coprire il buco creato da regione sottraendo quelle risorse agli investimenti nella didattica, nelle aule (spesso sovraffollate), nei laboratori, o addirittura all’abbassamento delle tasse universitarie.

Una Regione che tra l’altro esclude migliaia di studentesse e studenti perché non ha voluto adeguare al livello deciso dal Ministero (come fatto da quasi tutte le altre Regioni d’Italia) il tetto massimo di ISEE per le borse di studio: con un ISEE di 25mila euro in Emilia Romagna hai diritto ad una borsa di studio, in Lombardia no.

Non c’è da meravigliarsi, di fronte a questi numeri, se, secondo dati Eurostat, quindicimila studentesse e studenti abbandonano ogni anno le università della Lombardia

Milano, ma anche Bergamo e Brescia: città in cui una stanza in affitto costa in media 626€ più le spese, ovvero circa 10mila euro all’anno, un costo assolutamente irraggiungibile per tante famiglie.

Regione Lombardia in questi anni ha investito pochissimo nelle residenze universitarie, che sono di sua competenza: meno di 20 milioni di euro in 10 anni, di cui oltre il 40% è andato al privato, senza nessun effetto positivo sulla collettività.

Il Governo Meloni sta facendo lo stesso con i fondi del PNRR: regalandoli a privati che in cambio dovranno prevedere una percentuale di posti a basso costo che varia dal 60% ad appena il 20%, e che spesso non viene controllata. 

Ci battiamo affinché la Regione cambi totalmente passo sul diritto allo studio:

  • Stanziando tutte le risorse necessarie a coprire le borse di studio, anche tramite i fondi FSE: leggi il mio ordine del giorno presentato a dicembre 2023, approvato, ma che la destra non ha mai attuato.
  • Lavorando per aumentare i posti letto e gli studentati pubblici o convenzionati, non regalando risorse pubbliche al privato: leggi la mia mozione sull’uso delle caserme abbandonate.
  • Istituendo un Ente Unico per il Diritto allo Studio, come tutte le altre Regioni d’Italia, che permette di offrire più servizi, avere criteri comuni, investire in modo efficace sull’abitare: leggi la proposta di legge a mia prima firma su questo tema.
  • Come Gruppo consiliare del PD in Regione Lombardia, abbiamo pubblicato una nota stampa. Abbiamo analizzato lo stato dei tagli al diritto allo studio nella regione e chiesto l’attuazione dell’ordine del giorno presentato a dicembre, ma mai attuato, per finanziare le borse di studio senza caricare di spese le università e affinché i tagli delle risorse regionali destinate a studentati, mense e servizi vengano immediatamente ritirati
  • Durante il Consiglio regionale per l’assestamento di bilancio a luglio 2024 ho chiesto, insieme a colleghe e colleghi del PD, che la Regione si impegni a rispettare gli impegni presi nei confronti del Consiglio Regionale della Lombardia già a dicembre 2023 e a garantire ogni anno la copertura delle borse di studio senza incidere più sui bilanci degli atenei lombardi.
  • Sempre a luglio 2024 ho chiesto a Regione Lombardia di tutelare studentesse e studenti lavoratrici e lavoratori per garantire un’indennità di 1000€ al mese per i tirocini curriculari non retribuiti previsti per potersi laureare.