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Mobilità in Lombardia

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L’idea di città auto-centrica e non a misura di persona è chiara nel nuovo Codice della Strada proposto dal Governo Meloni e del Ministro Salvini, un pacchetto di norme ideologiche completamente fuori dalla realtà, con lo scopo di rendere le nostre città più pericolose e inquinate in cambio di una manciata di voti.

Il nuovo codice, noto ai più come Codice della Strage, renderà più difficile inserire Zone 30 sulle strade, nonostante i benefici siano chiari: gli incidenti diminuiscono del 40% e i pedoni hanno il 90% della probabilità di uscire illesi da una collisione con un’auto rispetto al 15% a 50 km/h.

Per fortuna ci sono tante persone che si sono messe in rete per costruire, dal basso, una mobilitazione contro queste norme assurde: gruppi ambientalisti, rappresentanze di ciclisti e vittime della strada, e anche noi come Partito Democratico: il cambiamento verso un modello di città più sano e a misura di persona è partito, e non abbiamo intenzione di farci intimidire dalle minacce della destra, cittadine e cittadini devono riprendersi le loro strade.

Ogni giorno per andare a lavorare siamo costretti a muoverci in auto perché i trasporti di Regione Lombardia sono un disastro. Elencare tutti i problemi di Trenord è impossibile: nel 2023 21 linee su 38 hanno superato i limiti di ritardo oltre i quali agli abbonati spetta un rimborso. Nel tempo il numero di corse è persino diminuito, scendendo del 5% dal 2017 al 2022.

Una regione seria richiamerebbe Trenord ai propri doveri e investirebbe per aumentare la circolazione dei treni, invece nel 2023 la Lombardia ha rinnovato per altri 10 anni, senza gara, il contratto di servizio a Trenord. Intanto, dopo la pandemia, 150mila persone in meno viaggiano sui treni in Lombardia, portando quindi migliaia di auto in più sulle nostre strade.

Sul trasporto pubblico Regione Lombardia lascia soli i Comuni: da anni il finanziamento su questa voce rimane identico, senza adeguamenti all’inflazione o aumenti per l’apertura di nuove linee: a Milano Metropolitana, dove i km percorsi dai mezzi sono quasi raddoppiati, i fondi stanziati non coprono nemmeno lontanamente l’aumento.  Per compensare, i comuni sono costretti a stanziare milioni di euro di tasca propria, nonostante si tratti di una competenza regionale.

Nel frattempo, la Regione investe 600 milioni per coprire il nostro territorio con altro cemento con la Pedemontana, un buco nero finanziario che deruba i cittadini di treni migliori, più ferrovie e autobus ecologici. Questi fondi avrebbero potuto essere utilizzati per il raddoppio della ferrovia Milano-Mortara, o per la riapertura della tramvia Milano-Limbiate, ma è chiaro che le priorità della destra sono altre.

Meno traffico automobilistico non vuol dire solo aria più pulita, ma anche più spazio da restituire ai cittadini nelle città, spostamenti più economici ed efficienti con treni, autobus, metropolitane e ciclovie, e una riduzione dello stress. Gli spostamenti in bicicletta migliorano la salute mentale e riducono di trenta volte le emissioni inquinanti per persona dovute al trasporto.

La destra, a Milano e in Regione Lombardia, combatte una guerra ideologica contro le piste ciclabili, chiedendo ancora più spazio per le macchine anche dentro la città. Questo mentre nel resto del mondo ciclisti e pedoni fanno aumentare fino al 49% il PIL delle zone pedonalizzate rispetto a quelle transitate dalle auto.

Abbiamo più volte portato in Consiglio Regionale la difesa della mobilità sostenibile e la richiesta di un cambio di passo sul trasporto pubblico:

  • Ho presentato un ordine del giorno per valorizzare la mobilità sostenibile, che la destra ha bocciato per poi riprenderne diverse proposte pochi mesi dopo, come la gratuità per il trasporto delle biciclette sui treni;
  • Ho presentato anche un ordine del giorno per sollecitare Regione Lombardia a fare la sua parte nel prolungamento della M3 fino a Paullo;
  • Ho presentato una mozione per chiedere alla Regione di prendere posizione contro la vergognosa riforma del Codice della strada.